Il NPS rimuove la presenza trans dalla storia di Stonewall: un passo verso la revisione storica

Il primo pride fu rivolta! Una rivolta rumorosa. E pericolosa per chi, nel giugno del 1969, si ritrovò partecipe dell’irruzione della polizia a Stonewall Inn. E quella volta, al contrario di tutte le precedenti, decise di rispondere alla violenza subita per rivendicare il proprio diritto di esistere.

Il diritto di essere fastidios3, malvist3, ripudiat3 da una società oppressiva.
Stonewall è storia transgender. Di persone queer e razzializzate.
Come Sylvia Rivera, che partecipò al Word Pride 2000 di Roma come ospite e sostenitrice di tutto quel movimento mondiale di liberazione nato quella notte. Dalla resistenza di quant3, unit3, affrontarono la repressione della polizia a volto scoperto.

Quasi 50 anni dopo, negli Stati Uniti viene eretto il National Park Service: primo monumento nazionale a riconoscere la lotta per i diritti LGBTQ+.
Ieri, viene rimossa la lettera T dall’acronimo LGBTQ+, ultimo atto ostile della guerra di Trump alle persone transgender. Anche la Q viene rimossa. E così qualsiasi riferimento alle persone transgender e queer nel sito web.
Resta il monumento alla comunità LGB, per il momento. Finchè non toglieranno anche l’ultima lettera.
La volontà di eliminarle dalla vista riflette la volontà di eliminarle dalla storia.
E cancellarne la traccia dell’esistenza da un luogo simbolo della memoria collettiva è una vergogna. E un affronto a tutta la comunità.

“Meno di 10 anni sono bastati per cancellare un riconoscimento ottenuto con più di 50 anni di lotta. Noi, come Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, ribadiamo l’importanza di non dimenticare la verità. Il rischio che venga riscritta la storia è reale anche in Italia. Dobbiamo stare attent3 a rimanere unit3 come comunità LGBTQIA+, e difendere in particolare la comunità trans, come abbiamo sempre fatto con il nostro impegno quotidiano”, commenta Mario Colamarino, Presidente del Circolo.

Dopo Stonewall, i gruppi gay negli Stati Uniti passarono da 60 a 1500 in un solo anno. A riporova che la rivolta fu necessaria e attesa. Il coraggio di alcun3 passò nelle mani di molt3 e l’orgoglio di far parte di una comunità che accogliesse, invece che ripudiare, contagiò milioni di persone in tutto il mondo.

Oggi, si tenta nuovamente di indebolire il movimento. Di dividere le persone trans dal resto della comunità, riscrivendo una storia che ci vuole divis3 e più facilmente controllabili.
Sfocando una storia che, invece, ci vede unit3, impavid3, in rivolta!

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